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Immagine del redattoreSalvatore Delli Paoli

BREVE STORIA DELLA "TENUTA CARBONE" E DEI LAGNI DI MARCIANISE. RICORDO DI GIORGIO VISOCCHI

L’intitolazione della strada, nel secondo tratto dopo la storica la chiesetta di Santa Venera,

Il sindaco Antonello Velardi con i familiari di Giorgio Visocchi

a Giorgio Visocchi nasce da un diffuso senso di riconoscenza nei confronti di questa famiglia presente a Marcianise come proprietari della tenuta Carbone venduta sicuramente dopo il 1887 da Prospero Guevara Suardo duca di Bovino e di Castel Airola, ad Achille Visocchi. In realtà ad essere precisi questa proprietà passò ad Achille Visocchi dopo il matrimonio con Anna Martire, figlia dell’ingegnere Gaetano, che l’aveva portata in dote. Achille Visocchi, nato ad Atina, oggi nel frusinate allora provincia di Terra di Lavoro, nel 1863 e morto a Napoli nel 1945 fu imprenditore industriale e agrario oltre che un politico di successo. Egli fu infatti deputato ininterrottamente dalla XXI alla XXVII legislatura ovvero dal 1900 al 1929, due volte sottosegretario sia ai lavori pubblici nei due ministeri Salandra (1914-1916) sia al Tesoro in quello Orlando (1917-1919) e ministro dell’agricoltura nel governo presieduto da Francesco Saverio Nitti (1919-1920). Durante il Fascismo fu senatore del Regno nominato il 2 marzo 1929. Con Achille Visocchi la Tenuta Carbone fu mantenuta nel suo vecchio regime agricolo fondato essenzialmente sull’utilizzo del Lagno omonimo ove si “maturava” la canapa che era anche il prodotto agricolo maggiormente diffuso in tutta la tenuta, anche se l’utilizzo del Lagno era praticato anche dagli altri coltivatori esterni alla tenuta, come era sempre stato.

Lagno Farro a Marcianise

Citazioni e memorie del Lagno e dei Lagni di Marcianise in genere, sono presenti in numerosi documenti delle carte della Casa Santa dell’Annunziata, che peraltro era direttamente proprietaria del lagno Farro fin dalla seconda metà del XVI secolo. Si trattava di un vasto invaso alimentato, come gli altri, dalle acque del Clanio che sorgeva non discosto dall’antica chiesetta di Santa Venera. Esso prese il nome dal proprietario Francesco Farro che lo donò alla Casa Santa unitamente al terreno circostante per un’area di oltre trentadue moggia con una “donazione tra vivi” nel 1586, che la vincolava alla celebrazione di messe per la sua anima da officiare nella cappella assegnata alla sua famiglia nella chiesa dell’Annunziata (quella di San Francesco d’Assisi) e alla istituzione di tre maritaggi, ognuno di venti ducati, da distribuire a fanciulle povere di Marcianise e paesi circostanti.

Lagno "Aurno" a Marcianise
Tipica "macennola" marcianisana.

Nei bilanci l’intero territorio entro cui insisteva il Lagno era di oltre 35 moggia, che in verità comprendeva anche una fossa ovvero una vasca di dimensioni di gran lunga inferiori al lagno utilizzata per lo stesso scopo. Territorio, lagno e fossa erano tutti fittati nel Settecento al canonico don Lorenzo Foglia che li conduceva con Domenico Santonicola e Antonio Quercia. Non dissimile era la situazione del lagno Carbone, se non per il fatto che l’intera tenuta, quando era ancora di proprietà del duca di Bovino e di Castel Airola era stata servita da una nuova strada lastricata e più ampia rispetto al precedente sentiero che su diretta disposizione di Carlo di Borbone fu iniziata lo stesso anno in cui fu posta la prima pietra della Reggia di Caserta, il 1752, che vide il 20 gennaio (giorno del genetliaco di Carlo) l’inizio dei lavori per la reggia con una fastosa cerimonia e il 20 luglio l'arrivo a Marcianise del cavaliere Lorenzo Maria Neroni intendente ed amministratore degli Stati di Caserta per comunicare agli amministratori della Casa Santa dell’Annunziata l’ordine reale di concedere e finanziare la strada in questione passante per i fondi di proprietà della Casa Santa dell’Annunziata di Marcianise siti nelle località di San Martino, San Marcellino, Cupa di Vaira, Padulicella e Castagna.

La carta delle Reali Cacce di Terra di Lavoro di Antonio Rizzi Zannoni. In basso la Reale Riserva del Carbone di Marcianise.

La nuova strada definita Strada delle Cacce del Carbone consentiva al sovrano, di cui era nota la passione per l'arte venatoria, di dedicarsi in maniera agevole al suo passatempo preferito. La macchia boschiva presente nella zona del lagno Carbone si prestava in maniera egregia a tale necessità. Inutile dire che l’ordine di Neroni e quindi del re fu immediatamente raccolto e nel giro di pochi mesi (da luglio a dicembre) la strada fu praticamente realizzata. Furono impegnati fino a quaranta operai al giorno. Il capomastro (nei documenti è definito capo operaio) ovvero il costruttore della strada fu Antonio Boccagna, al quale furono saldati due mandati di pagamento. Il primo come anticipo nel settembre 1752 fu di “ducati cento quarantanove, grana ventisette e cavalli tre”, Il secondo, a saldo fu di “ducati cento cinquantadue e grana ventisette”. Il totale pagato dalla Casa Santa fu quindi di poco più di 301 ducati. La strada realizzata seguiva per buona parte quella attualmente esistente, anche se è probabile che non raggiungesse l’attuale statale Appia bis. Nella mappa realizzata nel 1784 da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni relativa alle Real Cacce di Terra di Lavoro la strada appare segnata con andamento rettilineo e si limita a raggiungere la macchia boschiva la cui estensione appare di gran lunga maggiore della attuale tenuta Carbone. E’ probabile che essa sia stata prolungata fino a raggiungere la statale solo nel 1789. Un documento del 3 febbraio 1789 infatti ci dà notizia di un mutuo concesso dalla Casa Santa all’Università di Marcianise di 113 ducati per la “Regia Strada del Carbone”. L’accesso alla Tenuta favorì enormemente lo sviluppo delle attività sul lagno dove si accalcavano centinaia di braccianti. Questi lavoravano in maniera ossessiva nei mesi estivi sotto il sole implacabile di luglio ed agosto, unitamente a piccoli agricoltori e massari che portavano al lagno le fascine di canapa per la “matura”.

Cippo di confine tra le due congregazioni del Monte dei Morti e del Corpo di Cristo, ora murato in via Marte a Marcianise.

In questi luoghi di larga concentrazione di lavoratori e piccoli possidenti si recavano anche i confratelli della congregazione del Monte dei Morti nata insieme alla chiesa di San Carlo nel 1612 a richiedere l’elemosina in canapa a sostentamento della Chiesa di San Carlo e della loro attività prevalente che era quella di assicurare una degna sepoltura ai poverissimi di Marcianise che morivano soli e abbandonati senza risorse per assicurarsi la sepoltura. Nelle carte dell’archivio storico legato alle cappelle della Casa Santa ho ritrovato documenti che descrivono questa meritoria attività di pietà cristiana esercitata dai confratelli del Monte dei Morti. Da essi si evince che la prima attività, ovvero quella di dare sepoltura a morti abbandonati, riguardava in prevalenza vittime di incidenti sul lavoro, che erano presenti in quella massa di braccianti sottoposti a fatiche, senza alcuna protezione di sicurezza, nei campi di Marcianise, ove all’epoca, come detto, si coltivava in prevalenza la canapa. E non è un caso che la documentazione superstite faccia riferimento a due interventi, registrati nel bilancio 1763-64, effettuati dalla confraternita per due disgrazie avvenute una al lagno “Carbone” e l’altra nei campi in località “Sant’Ippolito”. I due uomini morti “disgraziatamente”, accompagnati da membri della confraternita rivestiti del “sacco” ovvero dell’abbigliamento tipico della congrega vennero portati a seppellirsi, a spese della Confraternita, l’uno nella chiesa di San Simeone, l’altro nella chiesa di Sant’Angelo (San Michele Arcangelo) entrambe a Marcianise. Ricordo che a quest’epoca non esistevano cimiteri cittadini e che i morti venivano appunto seppelliti nelle “terre sante” delle chiese.

Busto di Giovan Battista Novelli eseguito da Onofrio Buccini dopo il 1881, anno della morte.

Un deciso impulso alle attività agricole della Tenuta Carbone si registrò quando intorno al 1840 l’intera tenuta fu data in fitto da Prospero Guevara Suardo, duca di Bovino e Castel Airola al più importante e ricco imprenditore agricolo di Marcianise, il canonico Giovan Battista Novelli (1817-1881) che la mantenne fino alla morte con un contratto ancora in vigore fino al 1886. Quando però si rese pubblico il testamento del canonico morto il 9 gennaio 1881 si scoprì con estrema sorpresa che pressoché la totalità dei suoi beni era stata lasciata alla Congregazione di Carità di Marcianise che a norma della legge del 3 agosto 1862 aveva assorbito il patrimonio e le funzioni dell’antica Casa Santa dell’Annunziata.

La tenuta Carbone era ancora parte dell'attività in essere in virtù del contratto di affitto con scadenza nel 1886 per cui fu mantenuta fino alla legale scadenza con la gestione del Commissario liquidatore Amedeo Anselmi.

La copertina del volume di Salvatore Delli Paoli, Il Potere della Miseria dedicato alla storia della Congregazione di Carità di Marcianise tra Ottocento e Novecento

Successivamente la stessa decisione fu assunta anche dall’amministrazione ordinaria della Congregazione di Carità, nonostante che il duca di Bovino e Castel Airola Giovan Battista Guevara Suardo alla morte del Novelli avesse richiesto lo scioglimento del contratto ottenendo una prima sentenza favorevole da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, alla quale il commissario Anselmi propose appello risoltosi positivamente a favore della Congregazione di Carità e confermata dalla Suprema Corte di Cassazione. In tal modo ancora per altri cinque anni dalla morte fu conservato il lavoro ai subaffittuari ai quali già il Canonico aveva consegnato la tenuta. In realtà il progetto di Novelli prevedeva un probabile acquisto della Tenuta Carbone come si intuisce dal mutuo concesso al duca di Bovino di ben un milione di lire, che sarà restituito alla Congregazione di Carità dopo il 1887 in occasione dell’acquisto da parte di Achille Visocchi.

Nell’ambito della articolata attività agraria del canonico Novelli la Tenuta Carbone fu dedi-cata pressoché esclusivamente alla lavorazione della canapa e all’utilizzo a pagamento del Lagno che vi insisteva sopra da parte dei proprietari degli altri fondi che vi sorgevano intorno, certo non il fondo Santa Veneranda e l’insieme delle aree prossime al vecchio casa-le di Campocipro, che appartenevano al canonico, ove pure esisteva un casino di caccia di sua proprietà utilizzato per le scampagnate fuori porta di cui resta attualmente solo il ricordo. Non è improbabile che anche al Carbone il canonico avesse avviato l’allevamento del bestiame. Ricordo a tale proposito che al 1881 furono inventariati nel patrimonio di Giovanni Battista Novelli ben 865 capi di bestiame di cui 623 erano bufale, allevate soprattutto nei fondi dei Mazzoni, 121 vacche e 121 cavalli, questi ultimi due capi allevati anche a Marcianise nella tenuta Carbone.

Per i cavalli l’allevamento Novelli riuscì addirittura attraverso felici selezioni a creare addirittura una nuova razza chiamata razza Novelli. La tenuta Carbone procurava parecchio reddito proprio a causa del fitto del Lagno molto richiesto dai coltivatori locali. Ciò spiega l’interesse che suscitò in Achille Visocchi, altro grande imprenditore agricolo dell’amplissima provincia di Terra di Lavoro, che non si fece scappare l’occasione dell’acquisto da Prospero Guevara Suardo duca di Bovino e Castel Airola e deputato al parlamento.

Giorgio Visocchi, imprenditore agricolo (1934-1994).

La proprietà negli anni passò alle diverse generazioni dei Visocchi, finché non giunse a quella di Giorgio Visocchi, nipote del senatore, nato nel 1934, figlio dell’avvocato Alberto. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita nel 1958 presso l'università degli Studi di Napoli, iniziò la sua attività di imprenditore nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento di bovini da latte. Dinanzi al progressivo acuirsi della crisi della produzione di canapa iniziata alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso e resosi evidentissima negli anni 60 fin quasi a scomparire nel decennio successivo Giorgio Visocchi nel 1965 iniziò, con il fratello Achille, la trasformazione della propria tenuta "Carbone" in agro di Marcianise, mutando il vecchio orientamento dedito alla coltivazione della canapa in un ordinamento produttivo basato essenzialmente sulla produzione di foraggiere da trasformarsi in latte e carne, creando un complesso zootecnico modernamente attrezzato, proiettato nel futuro come azienda zootecnica industrializzata, secondo le più moderne ed aggiornate tecniche dell'automazione applicate all'agricoltura. Nel particolare settore della zootecnia, l'azienda 'Tenuta Carbone' ha raggiunto, sotto la sua guida, con i suoi 2.500 capi di bestiame ed i circa 30.000 litri di latte giornalieri, invidiabili traguardi, che la fecero diventare una delle aziende più progredite d’Europa. Giorgio Visocchi, per chi ha avuto l’onore e la fortuna di conoscerlo personalmente, ha rappresentato un modello di signorilità e gentilezza, una persona di gran cuore, sempre a fianco dei suoi collaboratori a cui era grato per i risultati raggiunti dalla Tenuta Carbone e sempre pronto ad aiutare chi ne avesse necessità. Con il suo non comune altruismo, la sua assoluta semplicità e soprattutto una grande modestia è stato sempre considerato dal primo all’ultimo dei suoi collaboratori principalmente un amico e solo dopo il titolare dell’azienda, contribuendo con il suo comportamento sempre improntato alla massima educazione ed alla infinita correttezza a far sì che le maestranze, gli impiegati e i dirigenti dell’azienda si sentissero come appartenere ad un’unica famiglia e non ad essere dei meri numeri, tanto è vero che i componenti del personale aziendale facevano a gara per poter-gli quotidianamente, dimostrare la loro indelebile gratitudine.

Medesime qualità imprenditoriali e elevatissime virtù umane Giorgio Visocchi ha dimostrato di avere anche in tutte le altre attività imprenditoriali nel quale è stato coinvolto, molto spesso la sua presenza veniva reclamata da suoi amici imprenditori per le più disparate iniziative imprenditoriali, proprio per le sue innate doti di uomo dotato di grande equilibrio, di assoluta saggezza e di infinita signorilità.

Giorgio Visocchi era coniugato con 2 figli ai quali, unitamente alla consorte, ha trasmesso i

più alti valori fondamentali dell’educazione, del rispetto, della correttezza e della bontà

d’animo, rappresentando anche nei confronti delle proprie sorelle e del fratello Achille la

stella polare alla quale far riferimento in qualsiasi momento, tanto è vero che alla morte del

padre Avv. Alberto Visocchi, avvenuto quando lo stesso Giorgio Visocchi era ancora giovane, assunse la guida della famiglia Visocchi, dietro investitura della madre e dei germani, provvedendo a tutte le necessità familiari ed anteponendo in ogni momento le esigenze degli altri componenti della famiglia, alle proprie come ha sempre poi dimostrato in segui-to.

La scomparsa di Giorgio Visocchi, avvenuta nel 1994 ha generato in tutti i suoi familiari,

dipendenti, collaboratori, amici ed in chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo, un

profondo rammarico unitamente ad un grande dolore, per aver perso oltre ad una persona

cara un punto di riferimento costante per le sue elevatissime e non comuni qualità umane.

Sotto la sua guida la Tenuta Carbone ha contribuito in modo rilevante alle politiche del la-voro del territorio, dando lavoro a centinaia di persone, quasi esclusivamente marcianisane, spesso dello stesso nucleo familiare che si sono via via avvicendate, che hanno avuto in Giorgio Visocchi un datore di lavoro estremamente rispettoso che ha sempre nutrito enorme gratitudine per i propri lavoratori ed è sempre stato al loro fianco con garbo e gentilezza per qualsiasi necessità gli fosse presentata. Questo suo modo di essere, rispettoso e leale, è sempre stato ricambiato da tutti i lavoratori che gli hanno sempre dimostrato un profondo attaccamento ed un grande affetto.

Da non trascurare poi l’importanza dell’azienda in termini di indotto soprattutto per quel che riguarda l’approvvigionamento di foraggio in quanto l’azienda annualmente acquistava da tutti i coltivatori dell’area il loro raccolto. Giorgio Visocchi è sempre stato molto legato alla città di Marcianise ed era estremamente orgoglioso di dimostrare come una delle più importanti realtà zootecniche italiane fosse nata proprio a Marcianise, nel bistrattato sud, grazie all’impegno quotidiano di tante persone laboriose. La Tenuta Carbone era la sua vera casa e vi amava trascorrere anche il proprio tempo libero unitamente alla famiglia e nella quale ha ricevuto importanti personalità imprenditoriali e politiche, vantandosi di poterli ricevere nella sua splendida casa di Marcianise.

Dopo la sua morte la Tenuta Carbone è stata guidata dal fratello Achille. Purtroppo nel 2003 un elevato tasso di diossina riscontrato nel latte delle mucche ha portato all’abbattimento della totalità dell’allevamento (2800 capi) con la messa in cassa integrazione dei cinquanta dipendenti dell’azienda decretando così la scomparsa della zootecnia a Marcianise. Dopo il 2003 Achille ha lasciato la sua casa all’interno della Tenuta Carbone, per trasferirsi nella Tenuta Torcino a Ciorlano, ove è morto nel marzo del 2015.

Salvatore Delli Paoli

N.B. La parte relativa a Giorgio Visocchi è stata desunta dalla relazione allegata alla delibera comunale di intitolazione della strada.

BIBLIOGRAFIA

S. Delli Paoli, Carità, Religione e Potere a Marcianise nel Settecento - Casa Santa dell'Annunziata - Monte di Misericordia - Confraternite e Cappelle, Fonti e Studi per la Storia di Marcianise e di Terra di Lavoro (volume in corso di pubblicazione).

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